Ormeggiare in sicurezza: piccola guida all’ormeggio perfetto in 10 manovre

Ci sono molti cultori dell’ormeggio, ovvero tanti diportisti che, navigando spesso e avendo una lunga esperienza, sono in grado di praticare manovre perfette anche in porti particolarmente affollati e con condizioni meteorologiche tutt’altro che favorevoli. Ci sono poi altri diportisti che, non navigando di frequente o che magari sono agli inizi della loro esperienza nautica: in questi casi, un ormeggio difficile si può trasformare in un vero e proprio incubo.

A rendere il tutto più difficoltoso è la variabilità dell’ormeggio. I fattori da tenere in considerazione sono moltissimi, dal meteo alla vicinanza di barche, dall’orientamento alla presenza di bitte, passando per l’equipaggio a disposizione e, ovviamente, la stazza della nostra barca.

Se talvolta si hanno delle difficoltà persino a parcheggiare la propria automobile con una o due manovre, non deve sorprendere che il ‘parcheggio’ della barca – a vela o a motore – presenti altrettante difficoltà. Una volta effettuato l’ormeggio, ci sono tanti aspetti da considerare.
In questo articolo ti presentiamo i 10 passi per un ormeggio semplice, confortevole, rispettoso delle regole e sicuro.

 

1. Cosa controllare prima di ormeggiare

Le variabili in gioco quando si tratta di ormeggio sono davvero tante; per questo, ancor prima di iniziare la manovra, è opportuno analizzare la situazione. Il primo fattore da prendere in considerazione è certamente il vento. In che direzione soffia? Quale tipo di vento mi troverò ad affrontare? Si tratta di un vento a raffiche? Dopo aver valutato il vento, è il caso di pensare alla correnti e alla loro direzione. Poi, ovviamente, bisogna pensare al posto di ormeggio e riflettere intorno alle manovre necessarie per arrivare in quel determinato punto. Dovrai dunque riflettere sulla posizione finale in cui ti dovrai trovare, se fare un ormeggio all’inglese, alla francese o di prua.

 

2. Raccogliere tutte le informazioni necessarie

Nessuno conosce tutti i porti: prima di arrivare, è necessario ricercare le informazioni possibili per agevolare l’avvicinamento e l’ormeggio, affidandosi quindi al Portolano. Nella maggior parte dei casi, però, questo non basta. È raro, per esempio, imbattersi in marine e in porti che lascino totale libertà di scelta ai diportisti: è dunque consuetudine contattare il porto con la propria radio VHF e, contestualmente alla richiesta di ingresso, ricevere le informazioni necessarie per arrivare senza problemi al posto assegnato alla propria imbarcazione. Altre informazioni si possono trovare, oltre che sul Portolano, anche presso gli altri diportisti.

Nei rari casi in cui spetti al diportista scegliere il proprio posto barca, consigliamo di dare un’occhiata ai dintorni prima di andare alla cieca, ormeggiando per qualche momento la propria barca al pontile o ad una boa. Così facendo si potrà scegliere con calma dove ormeggiare, tenendo in considerazione eventuali posti riservati, nonché le proprie esigenze: l’ormeggio non va scelto solo in base alla comodità di occupazione, ma anche delle modalità di uscita!

 

3. Usare i parabordi in modo intelligente

I parabordi, al momento dell’ormeggio, sono i nostri migliori amici. Questi vanno preparati prima di avvicinarsi alla banchina, e se possibile ancora prima di arrivare in porto, quando dunque si è lontano da possibili ostacoli e si ha tutto il tempo per disporre queste protezioni con assoluta calma. Di certo, una volta arrivati alla banchina, la posizione o forse l’altezza dei parabordi andranno modificate sensibilmente, ma è altrettanto certo che aver già posizionato i parabordi prima di iniziare le manovre di ormeggio è una grande protezione per la nostra barca ed, eventualmente, per quelle che ci ritroveremo vicine. In linea di massima, a prescindere dal tipo di ormeggio, il numero minimo di parabordi da posizionare sarebbe di tre per fiancata.

Non tutti i parabordi, però, vanno attaccati: almeno un parabordo deve sempre restare libero e a portata di mano durante la fase di ormeggio, così da poter essere posizionato in extremis in caso di bisogno nelle ultimissime fasi dell’avvicinamento. Il fatto di non avere dei parabordi liberi a portata di mano durante l’ormeggio, infatti, ha portato tanti principianti a tentare di salvare la barca con mani e piedi, con risultati spesso gravi.

 

4. Preparare le cime

Dopo aver preparato i parabordi a qualche centinaio di metri dal porto, è il turno delle cime: anche queste vanno preparate per l’ormeggio. Ma cosa vuol dire preparare le cime? Significa addugliarle e separarle in due matasse ordinate: in questo modo saranno pronte per essere lanciate in banchina. Nello specifico, una matassa dovrà avere tre giri di cima per poter essere lanciata in banchina e venire legata a una bitta, mentre l’altra se ne resterà sulla barca. Questo è l’unico modo sensato per preparare le cime prima di entrare in porto, ed è anche l’unica tecnica valida per non farle cadere in acqua al momento del lancio.

 

5. Manovre di ormeggio: in avanti o in retro?

Come ricordato, esistono diverse tipologie di ormeggio. Visto l’affollamento dei porti italiani, l’ipotesi inglese è da scartare a monte: la scelta, dunque, resta tra ormeggio di prua o di poppa. Entrambe le opzioni offrono vantaggi indiscutibili, così da rendere l’uno e l’altro preferibile in situazioni differenti. Di certo l’ormeggio di poppa è il più comune di tutti, anche perché offre una certa comodità per le fasi successive: la passerella è nata per essere posizionata a poppa, così da rendere confortevole la vita dell’equipaggio, e questo tipo di ormeggio permette di lasciare l’ormeggio con delle manovre tendenzialmente più semplici. Il contro dell’ormeggio di poppa sta, in caso, nelle difficoltà in entrata che si potrebbero avere in caso di meteo difficile, soprattutto se accompagnate da un equipaggio ridotto all’osso, assente o non esperto. In questo caso, l’ormeggio di prua è senz’altro preferibile, pur rendendo più difficoltosa l’uscita. È ovviamente fondamentale prendere questa decisione prima di avvicinarsi alla banchina e quindi, prima di preparare cime e parabordi, pianificando nel dettaglio le manovre necessarie.

 

6. Ancora o corpo morto?

Ipotizziamo che l’ormeggio che ci aspetta preveda l’utilizzo dell’ancora. In questo caso, in fase di avvicinamento, bisognerà aprire il gavone e lasciarlo aperto, assicurando eventualmente la copertura. Inoltre, per facilitare la successiva calata si dovrà provvedere a liberare l’ancora e a spingerla in avanti, così che, al momento giusto, sarà pronta per essere calata velocemente e senza intoppi. Questo non vuol dire che l’ancora va lasciata a penzoloni: ciò non deve mai accadere, per non mettere a rischio il dritto di prua. Molto meglio, invece, appoggiare l’ancora sul musone.

Spesso, per facilitare gli ormeggi di prua, sono presenti i famosi corpi morti, ovvero corpi immersi – generalmente di cemento – provvisti di un piccolo galleggiante che, una volta agguantato, permette di recuperare la cima di ormeggio. In questo caso non è necessario dare ancora: basterà recuperare il galleggiante e assicurare la cimetta a una bitta della barca.

 

7. La posizione del tender

Come abbiamo visto, nella maggior parte dei casi si opta per l’ormeggio di poppa, il quale offre notevoli benefici. In questi casi, è bene ricordarsi di spostare l’eventuale tender già in acqua. Spesso, durante le crociere, il gommone di servizio viene trainato a poppa, così da lasciar libero il ponte. Questa posizione, però, diventa rischiosa in fase di ormeggio, con la possibilità non indifferente di ritrovarsi la cima che collega la barca al tender pericolosamente vicina all’elica, tanto da esserne potenzialmente risucchiata, con tutti i problemi che questo comporta. Molto meglio, dunque, ricordarsi per tempo dell’esistenza del tender, così da portarlo a mezza barca o direttamente a prua. La cima che lo tiene attaccato non dovrà inoltre essere troppo corta, ma anzi, abbastanza estesa da permettere al gommone di servizio di essere trascinato sinuosamente, assecondando le manovre di ormeggio.

 

8. Effettuare la manovra con calma

Le cime sono pronte, così come i parabordi; l’ancora è pronta per essere calata, e l’equipaggio sa cosa deve fare. A questo punto vanno abbandonati gli indugi: è il momento di ormeggiare. Di fatto, per un ormeggio perfetto è sufficiente essere in due, a patto che almeno uno sappia come muoversi. Come anticipato, il lavoro si complica in caso di assenza del corpo morto: in sua presenza il secondo non dovrà infatti fare altro che cazzare il corpo morto al segnale dello skipper, limitandosi eventualmente a bloccare la cima sulla bitta (lasciando poi all’esperto il nodo di galloccia). È più complicato, in caso di secondo inesperto, l’ormeggio senza corpo morto: il secondo dovrà calare l’ancora nel momento esatto annunciato dallo skipper, stando attento a non interrompere mai la sua discesa, rischiando tutt’al più di arrivare in banchina con una lunghezza eccessiva di catena immersa.
Il segreto di un buon ormeggio, in molti casi, sta proprio nella chiarezza e nella calma con cui sono esposte le istruzioni al proprio secondo.

 

9. La bandiera in banchina

Le manovre di ormeggio sono state ultimate, le cime sono state fissate e l’apparato costituito da cavi, bitte, ancora (o peso morto) e parabordi mette perfettamente in sicurezza la tua barca. La fase difficile è passata, tu però devi ancora terminare i tuoi compiti. Devi per esempio assicurarti di avere ben esposta a poppa e in ordine la bandiera del Paese in cui la tua barca è stata immatricolata, così da adempiere all’obbligo di esposizione dalle prime ore del mattino fino al tramonto. Non si deve poi dimenticare di esporre eventualmente anche la bandiera del Paese ospitante, o all’asta di prua o al picco di dritta per le barche a motore, e alla crocetta di dritta dell’albero di maestra sulle barche a vela.
Il galateo della banchina prevede inoltre di evitare grida o liti durante le manovre di ormeggio, nonché durante la permanenza, e di offrirsi per aiutare altre barche in fase di ormeggio, mettendosi a disposizione dello skipper.

 

10. Conoscere la propria barca

Lo abbiamo tenuto per ultimo, ma è in realtà il punto fondamentale per ogni ormeggio eseguito a regola d’arte: ogni barca è un caso a sé stante, e risponde in modo diverso alle diverse manovre. Per effettuare degli ormeggi perfetti anche in situazioni difficili, dunque, non resta che sperimentare i vari movimenti, così da capire quali sono le reazioni della propria barca.