L’importanza del VHF in barca

Sicuramente da quando l’uso dei telefonini si è diffuso a macchia d’olio, è sensibilmente diminuita la necessità di avere un apparato VHF a bordo.

In effetti, fin tanto che si naviga in prossimità della costa, la comunicazione cellulare è assicurata.

Ma quando ci si allontana già qualche miglio, l’aggancio delle celle diventa difficile e instabile; perciò la scelta di imbarcare un ricetrasmettitore VHF rimane sempre la migliore opzione a favore della sicurezza.

Un apparato VHF, di qualità anche media, assicura comunicazioni con le stazioni costiere e con le altre barche in ogni situazione. Oltretutto il VHF è obbligatorio per navigare entro le 12 miglia ed oltre.

 

La portata

La portata di una comunicazione VHF si definisce ottica, ovvero per definizione si considera avvenga con sicurezza tra antenne che si vedono “fisicamente”, tra loro.

Diciamo allora che a livello del mare la portata teorica è 12 miglia, vale a dire la distanza massima dove non interferisce la curvatura terrestre.

Nella realtà le distanze raggiungibili generalmente sono di almeno 7/8 miglia se si trasmette con 5 watt da quota mare, per arrivare a 15/20/30 con potenze di 25 watt e antenne alte.

Altra cosa: l’altezza dell’antenna è fondamentale, motivo per cui le stazioni terrestri sono generalmente collocate sui rilievi o dotate di antenne molto alte.

Anche la potenza, poi, ha la sua importanza rispetto alle distanze. Quindi è naturale che maggiore sarà quella emessa, maggiori saranno le garanzie di arrivare lontano.

 

Apparati portatili vs apparati fissi

In commercio esistono apparati fissi e apparati portatili.

I primi necessitano di un’antenna e di una sorgente di alimentazione, i secondi possiedono al loro interno delle pile o delle batterie ricaricabili e un’antenna integrata.

La differenza tra i due apparati, sostanzialmente, sta nelle prestazioni.

I portatili, sebbene molto evoluti nelle loro funzioni, hanno una potenza più limitata e di conseguenza una portata più contenuta, anche per via dell’antenna di piccole dimensioni.

A loro vantaggio hanno la peculiarità di poter essere trasportati ovunque e rappresentare un agevole modo di comunicazione tra barca e barca, oltre che un’ottima alternativa in situazioni di emergenza.

Gli apparati fissi devono essere “installati” in un punto della barca, alimentati da una sorgente a 12 o 24 Volt (a seconda dell’imbarcazione) e ovviamente equipaggiati da un’antenna.

Il montaggio deve essere fatto a regola d’arte, tenendo conto di una linea elettrica capace di erogare tutta l’energia necessaria e, se possibile, proveniente direttamente dalla batteria.

 

Anche tipo e montaggio dell’antenna fanno la differenza. È proprio dall’antenna che dipende la portata delle trasmissioni e la chiarezza delle comunicazioni, soprattutto quando si è al limite delle distanze.

Ricorrere all’aiuto di un professionista nella scelta e nel montaggio può essere un valido consiglio per i meno esperti.

In commercio infatti esistono tante tipologie di antenne, ma ogni modello ha prerogative e funzionalità che vanno accuratamente valutate per fare la scelta più adatta alle nostre esigenze.

 

Le autorizzazioni

Premesso che il VHF è obbligatorio per la navigazione oltre le 6 miglia, il suo uso è subordinato ad alcune autorizzazioni.

Precisiamo infatti che il VHF non è un “baracchino” per chiacchierare, né un passatempo, ma un importante strumento dedicato alla sicurezza in mare.

Il suo uso infatti è subordinato a regole precise e a norme molto serie.

Servono infatti la Licenza RTF e il Certificato RTF.

La prima è una vera e propria licenza di esercizio che attribuisce al binomio barca-apparato, che diventa così una “stazione”, un nominativo internazionale e una autorizzazione all’uso. Per questo motivo tutti gli apparati dovranno essere dotati di una omologazione.

La seconda è una “abilitazione” personale che avalla ufficialmente la dichiarazione del richiedente di essere a conoscenza delle regole di utilizzo del sistema trasmittente.

La mancanza di questi documenti è punita con sanzioni molto onerose, così come ne è punito l’uso improprio.

Non dimentichiamo che alcune unità della CCPP hanno dotazioni a bordo per individuare in modo più che preciso la provenienza delle trasmissioni.

Per ottenere tutte le autorizzazioni basta rivolgersi ad una Agenzia specializzata o andare sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico.

È poco costoso, meno complesso di quel che sembra e soprattutto è obbligatorio e le multe sono salatissime.

 

Il galateo del VHF

L’uso dell’apparato VHF è dedicato alle comunicazioni strettamente indispensabili e non deve essere adoperato come un radio trasmettitore amatoriale per fare conversazione.

Soprattutto, il canale 16 è dedicato alla sicurezza (chiamate di emergenza e comunicazioni inerenti tutto ciò che riguarda la navigazione, compresi bollettini meteo e richieste di aiuto).

La radio dovrebbe essere sempre tenuta in ascolto su questo canale, eventualmente in alternanza con un altro canale desiderato.

Esiste poi una specifica procedura per effettuare le chiamate, che consiste nel pronunciare per tre volte il nominativo di chi cerchiamo, seguito dal nostro identificativo, anch’esso ripetuto tre volte: “BABY BLU- BABY BLU- BABY BLU — QUI BABAYAGA-BABAYAGA-BABAYAGA cambio”.

La procedura va ripetuta ad intervalli di due minuti e ricevuta la risposta ci si trasferisce su un canale libero, con l’impegno tassativo di conversazioni brevi, legate all’essenziale.

Esiste anche una terminologia specifica per indicare le lettere.

Si chiama alfabeto Nato ed è studiato appositamente per identificare le lettere dell’alfabeto senza confusione.

I numeri si trasmettono invece in inglese, facendo lo spelling di ogni cifra.

Solo il nove, per evitare di confonderlo con il “no” tedesco, si pronuncia “nainer”.

 

Chiamate di sicurezza

Dal 16 è possibile inoltrare le chiamate di emergenza che sono di tre livelli di gravità.

May-day” si lancia quando la barca è in grave e imminente pericolo.

Ad una chiamata di “May-day” si deve effettuare silenzio radio e se, da un’altra unità, si vuole rilanciare il messaggio per fare da ponte il “May-day” sarà seguito dalla parola “relais” (pronunciata relè).

Pan”, ripetuto per 3 volte è una chiamata di sicurezza da usare quando c’è un pericolo grave e imminente per cose o persone.

Infine, “Securitè” è il segnale identificativo di un evento grave per la navigazione; ad esempio un evento meteorologico inaspettato o un relitto alla deriva pericoloso.

In ultimo è bene sapere che ogni 30 minuti, per i primi 3 minuti, sono trasmesse le comunicazioni di sicurezza: pertanto è sempre opportuno osservare silenzio radio.

Per comunicazioni da barca a barca è consuetudine usare SEMPRE i canali 6, 8, 67, 72 o 77, mentre il 9, in genere, è in uso alle Capitanerie di Porto.