7 superstizioni e credenze marinaresche

A causa della natura incontrollabile del mare e della natura pericolosa della loro professione, i marinai si convinsero di molte superstizioni, ancora oggi molto diffuse.

 

Mai cambiare nome alla barca

Cambiare il nome di una barca porta sfortuna. Questa forse è la superstizione più conosciuta al mondo nell’ambiente nautico e non. La leggenda vuole che una volta dato il nome all’imbarcazione Poseidone in persona lo abbia trascritto nei suoi registri che teneva in fondo al mare. Una volta scritto sarà per sempre… o quasi. Se poi facciamo versare un bicchiere di vino rosso da una vergine sulla prora, se mettiamo una moneta sotto l’albero, se facciamo benedire la barca da un prete e se, insomma, mettiamo insieme le decine di osservanze richieste in giro per il mondo, forse possiamo stare sicuri di tenere la sfortuna lontana dal nostro scafo.

 

No al colore verde

Pare che il colore verde porti una sfortuna abissale, una delle superstizioni in barca più diffuse. Le origini sono diverse, le più accreditate sono due:
• la prima si riferisce al colore verde delle muffe che potevano aggredire i legni dei velieri, quindi molto pericolose per il loro disfacimento e, di conseguenza, l’affondamento;
• un’altra riguarda il colore verdino dei cadaveri degli ufficiali di marina che, se deceduti durante lunghe navigazioni, venivano riconsegnati alle famiglie solo al ritorno e quindi dopo tanto tempo e in condizioni di dubbia freschezza.

 

Niente banane a bordo!

L’origine di tale credenza è da far risalire al 1700, periodo storico in cui i mari erano solcati da velieri carichi di prodotti esotici in continuo transito tra il Vecchio e il Nuovo Mondo. Molte sono le ipotesi in merito all’origine di questa superstizione e, incredibilmente, è possibile trovare ben più di una “prova” a testimonianza della iattura legata alle banane. Innanzitutto, l’avere della frutta fresca a bordo comportava inevitabilmente che venissero attirati a bordo topi, serpenti o insetti (che a seconda dell’area geografica in cui ci si trovava potevano essere anche velenosi, come ragni, scorpioni o zanzare) e con essi il rischio che avvenisse qualche incidente o che si scatenasse un’epidemia.

 

La rottura della bottiglia durante il varo

In passato era il sangue di un animale sacrificato per attirare il favore degli dei, poi il vino e infine lo Champagne. La bottiglia deve essere spaccata a prua o sulla cinghia ed è fondamentale che accada al primo colpo, altrimenti… sciagure!

 

No agli ombrelli

Una superstizione universale è proprio quella che riguarda il divieto di portare un ombrello a bordo. Questo sembra essere un dogma accettato in tutte le marinerie del mondo, ma quale sia l’origine di tale credenza non si sa.

 

Non fischiare

Anche il divieto di fischiare a bordo è accettato universalmente, un diniego che in molte marinerie si estende persino al ripudio di qualsiasi strumento a fiato. Pare infatti che fischiettare anche una semplice canzone porti burrasca. Ma non per tutti. Per i francesi, infatti, è consentito fischiare se manca il vento, salvo poi dovere smettere immediatamente quando il vento arriva per non provocare tempesta. Secondo molte fonti, pare che il fischio sia un gesto di superbia del marinaio, con il quale intenda sfidare il vento e richiami addirittura l’ira del diavolo.

 

Mai parlare di conigli

Un tempo, per i lunghi viaggi, si imbarcavano anche una gran quantità di animali; i conigli a volte riuscivano a rodere le loro gabbie di legno per poi passare allo scafo della barca e alle cime di canapa.

 

Conoscevi queste superstizioni marinaresche?