Equivoci e chiarimenti sull’osmosi nella vetroresina

Di leggere commenti a riguardo ormai siamo stufi. Sin dall’inizio degli anni Ottanta, l’osmosi, questo strano fenomeno che affligge le barche in vetroresina alimenta le più disparate discussioni.

Questo non vuole essere un articolo esageratamente tecnico – che probabilmente non farebbe chiarezza ad un pubblico ormai abituato a leggere e a sentirsi dire le cose più bizzarre, che sino ad oggi evocano strane veridicità e infondatezze sull’argomento – bensì un vademecum da tenere presente, nell’interesse dei compratori ma anche dei venditori di barche, qualunque sia la loro dimensione, l’anno di produzione, il cantiere produttore e il luogo dove staziona l’unità.

 

Cos’è l’osmosi?

Il fenomeno dell’osmosi si presenta a causa di una lavorazione poco accurata dei manufatti in fase di costruzione e assemblaggio degli stessi, ma anche a causa di un decadimento del materiale di costruzione dovuto dal passare del tempo, in un ambiente ostile come quello marino. Fare una diagnosi precisa non è cosa semplice, bisogna prestare attenzione a molteplici fattori e interpretare in maniera professionale lo stato dei luoghi, nonché le letture strumentali dei dispositivi in possesso ai professionisti del settore. È inutile pertanto fidarsi dei consigli degli amici o del marinaio della darsena, tantomeno improvvisarsi con strumenti presi in prestito, tenendo conto che i valori espressi hanno bisogno di una corretta comprensione.

 

Conseguenze dell’osmosi

È bene precisare che l’osmosi non è una patologia gravissima oppure un morbo incurabile della vetroresina, ma bensì una sorte di malattia infettiva economicamente dispendiosa da curare, che può portare a un inevitabile deterioramento delle parti oggetto di questo fenomeno e, senza ombra di dubbio, a un minor valore commerciale della barca.

La cura tutto sommato è molto semplice per un operatore professionale, difficoltosa e completamente inutile per chi non è tecnicamente preparato a un intervento del genere. Si sconsigliano quindi vivamente i trattamenti “fai da te”, che verrebbero solamente a creare una spesa inutile in termini di tempo e di denaro.

 

Come contrastare l’osmosi

Non c’è modo di arrestare questa patologia, se non quello di intervenire meccanicamente sulle parti afflitte da tale fenomeno. Una volta accertato che si tratta di osmosi – una diagnosi che deve essere comunque dispensata esclusivamente da un professionista a scanso di onerosi equivoci – bisogna pianificare il da farsi.
Si tenga presente che potrebbe servire un fermo barca di parecchi mesi, periodo durante il quale bisogna tenere l’unità alata e arieggiata in maniera naturale o forzata, procedere con il giusto ciclo di lavaggi e con seguente stesura dei vari prodotti in commercio. Il tutto in ambiente a temperatura ideale, rispettando tempistiche e modalità ben precise.  
La gran parte dei prodotti per la cura del fenomeno oggi presenti sul mercato sono tecnicamente validi; il problema sarà procedere con le dovute precauzioni e modalità per la buona riuscita della cura, pertanto solamente dei cantieri affidabili saranno in grado di darvi un risultato definitivo.

 

Consigli contro l’osmosi

È ragionevole tenere a mente questi pochi consigli per non incorrere in situazioni spiacevoli:

  • Prima della compravendita, l’unità va sempre alata e ispezionata a fondo da un professionista, qualunque sia la sua età, il cantiere costruttore e il luogo di stazionamento.
  • Non fidarsi a priori di quello che viene dichiarato dal venditore, che sia quest’ultimo il proprietario venditore, un amico, oppure un broker, per il semplice motivo che a volte neanche loro sono a conoscenza del fenomeno osmotico. Essi possono agire in completa buona fede, ciò non toglie che si rischia di incorrere in circostanze spiacevoli o addirittura di dover intraprendere un procedimento giudiziario.
  • La cura con il ciclo completo, osservando le tempistiche e le modalità di rito, richiederà un periodo che – a seconda anche della stagione – andrà da un minimo di tre/quattro mesi a un massimo di sei mesi. Diffidare quindi da coloro che promettono risultati miracolosi in tempi ristretti, ma soprattutto con spese ridotte. Il costo per un trattamento eseguito da professionisti va dagli 800 ai 1000 euro al metro lineare al galleggiamento, per barche di medie dimensioni.